venerdì 11 novembre 2016

Donald Trump, o della deficienza degli uomini*

[* Carmelo Bene, grande teatrante e intellettuale negli anni Sessanta-Settanta del Novecento, scrisse un libro dal titolo Otello, o la deficienza della donna. Non aveva torto. Desdemona è in effetti un personaggio abbastanza deficiente, se non altro perché c'erano mille modi per evitare il tragico epilogo, e non ne ha tentato nemmeno uno.
Bene dimenticava però che Desdemona era una donna pensata da un uomo - che fosse Shakespeare o il duca di Oxford, non importa: sempre uomo era - dunque forse si può estendere l'argomento. La deficienza delle donne - pensate dagli uomini - è controbilanciata dalla deficienza degli uomini (o di come gli uomini pensano se stessi?)] 


C'è un problema di genere nelle recenti elezioni americane? se sì, è davvero solo quello che si pensa: che la gente preferisce un presidente idiota a un presidente donna?
Questo post modifica la diagnosi.

Is there a problem of "gender" in recent American elections? is it simply what has been said: that a stupid president is preferable than a femal president?
This new post radically changes the perspective.

Il problema – il vero problema – nell’elezione di Trump è che gli uomini sono pericolosi deficienti.

NB: con l’espressione “gli uomini” non mi riferisco agli individui di sesso maschile, ma al “maschio” come modo d’essere e di pensare, un modo d’essere e di pensare che è ampiamente condiviso – e per lo più incoraggiato – da moltissime donne. Le moltissime per l’appunto che a quanto pare hanno votato «questo idiota, miserabile, pericoloso pagliaccio part-time e sociopatico a tempo pieno» (Michael Moore).

Che ci sia una deficienza del maschio è noto a qualsiasi donna che abbia frequentato un po’ assiduamente la categoria, e abbia in sé forza morale sufficiente per riconoscere (a se stessa e gli altri) quel che pensa davvero della mascolinità.

Forza morale sufficiente al netto delle questioni sessuali, naturalmente. Perché le esigenze riproduttive (e gli ormoni correlati) e le consuetudini ci inducono a non disprezzare del tutto una certa misura di aggressiva idiozia nel maschio: esattamente come la donna che passa per dolcemente scema (e per lo più finge di esserlo) è attraente per molti uomini.

Ma un conto è il gioco sessuale che la specie si inventa per far progredire se stessa, un altro è l’estremo pericolo dell’aggressività deficiente al potere.

Helene von Druskowitz, filosofa austriaca, morta nel 1918, così descriveva «il maschio»: «micidiale per attitudine, violento e invidioso, generatore di guerra, amante del potere, ottuso distruttore della natura e di se stesso». Dal punto di vista di von Druskowitz il problema dell’umanità è solo uno, ed è molto semplice: il rissoso individuo ha preso possesso della storia umana, e la sta portando rapidamente alla rovina. C’è una sola cosa da fare: fermarlo.

Come non condividere von Druskowitz? La verità trasmessa da queste parole era talmente semplice che la responsabile trascorse in manicomio gli ultimi vent’anni della sua vita.

Oggi tutti o quasi tutti riconoscono, senza leggere von Druskowitz, che nel maschile c’è qualcosa che non va – e forse riconoscono anche che qualcosa non va nel femminile così come si è configurato e modellato nella storia. Quel che non va non sono gli uomini e le donne come tali, ma appunto il maschile e il femminile: quel che gli uni e le altre si aspettano e devono aspettarsi dal loro essere nel modo in cui si suppone siano.

Ma allora la deficienza è equamente distribuita, e si ritorna al punto di partenza? Nella questione Trump è in gioco la deficienza dell’umanità intera? La deficienza tout court?

No, per una ragione semplicissima: perché «il rissoso individuo» è al potere, continua a essere al potere, e la sua cultura è ancora la cultura dominante. Di qui viene il pericolo. Trump fa paura perché è la stupidità al potere, ma a ben guardare quasi tutto il potere è stupido, e ha quella specifica forma di stupidità che si associa alla violenza.
Le donne sono o possono essere forse altrettanto stupide, ma sono meno pericolose, avendo in media meno potere.

Si dice che il voto contro Trump sia stato un voto contro l’establishment. Credo sia vero. Ma allora come si spiega? Se il maschio deficiente è al potere, l’establishment dovrebbe essere d’accordo con Trump…

No, e qui è il punto interessante.

Oggi uomini non maschili (nel senso di von Druskowitz) che riescano a raggiungere il potere sono pochissimi, e di solito riescono a fare molto poco (v. Obama). La maggior parte degli uomini di potere nascondono la propria smania di maschi narcisisti invidiosi e violenti, esattamente come la maggior parte delle donne che raggiungono posizioni di potere devono mascherare la loro natura di femmine, o continuare a giocare la carta dell’inoffensiva stupidità femminile.

Questa fondamentale insincerità di genere ha creato l’establishment contro cui l’ottusità trumpista ha avuto buon gioco, semplicemente manifestandosi per quel che è: aggressiva idiozia.

Ecco dunque il risultato, l’insegnamento che traggo da queste elezioni americane: i lupi hanno preso forma di agnello e con ciò hanno mescolato le carte in tavola, per un po’ vincendo la partita. Ma la loro vittoria è estremamente precaria: oggi devono guardare in viso la loro immagine veritiera, ben rappresentata dalla violenta ottusità dell’America di Trump.

In breve: ciò che non piace di Trump e di quelli che si suppone siano i loro elettori è la combinazione di stupidità e aggressività. Ma il maschio è stupido e aggressivo: l’una cosa gli è necessaria per garantire l’altra; e più in generale il potere così come si è configurato fino ad oggi richiede l’una e l’altra.
Ora quel potere sta morendo. Così volendo si può dire che la vittoria di Trump è un altro disperato tentativo da parte del potere tradizionale (questa volta nella sua forma più aperta e palese) di vincere ancora la partita.  

Francesca Viale